Spettacolo. Burlesque: Miss Satine Principessa del North Carolina
CHARLOTTE – Una frizzante performer palermitana va in America e vince non uno, bensì 3 premi. Lei è Miss Satine, nome d’arte di Silvia Sorrentino, che la notte del 3 e 4 dicembre ha partecipato alla VII edizione del The Great Southern Exposure Burlesque in Carolina del Nord, festival internazionale di burlesque, facendo innamorare il pubblico americano con una performance importante.
Già nota per avere rappresentato l’Italia in più occasioni, la star palermitana ha ottenuto il trofeo del Best Group, una corona come Principessa del North Carolina e in più il premio che per i veri appassionati del settore rappresenta in assoluto quello più ambito, ovvero miglior atto classico. L’artista infatti si è esibita in un elegantissimo movimento chiamato Swan Lake, che già le aveva regalato la doppia vittoria in Russia nel 2014 come “Best Performer Benefit” e “Best costum and presence scenic”, confermando così la sua bravura nel mondo.
Quello del burlesque è un mondo che affascina, perché nel suo stile anacronistico riesce a essere assolutamente attuale: le performers incantano il pubblico eterogeneo con esibizioni sofisticate, leggere, ironiche e sensuali. Per l’occasione abbiamo avuto modo di intervistare Miss Satine.
Cosa ha provato quando hanno annunciato la sua vittoria?
«Wahoo se ci penso ancora mi viene la pelle d’oca! La verità è che non me l’aspettavo minimamente, perché ero lì per eseguire un nuovo spettacolo con il mio amico produttore Stache e con un’altra ragazza americana. Quindi mi sono esibita in un assolo e questo act a 3, gareggiando con puro spirito di gioco, senza lasciarmi travolgere dalla competizione. La qualità degli artisti era molto alta e pensavo fosse impossibile vincere. L’America è un Paese esigente e nonostante il mio act Swan Lake avesse già ottenuto un doppio premio in Russia, la preoccupazione di non farcela era tanta. Quando invece al momento della premiazione del Most Classic, un riconoscimento che premia i cultori del Burlesque, hanno pronunciato il mio nome d’arte, l’emozione è stata immensa! Insomma, due titoli impossibili e importanti. Cosa volere di più? Ma ancora non era finita, perché mi aspettava il terzo premio “Principessa del North Carolina”. È stato tutto incredibile. Vincere in America tra artiste e performance spettacolari è stato un sogno e un grande onore.»
Quanto lavoro c’è dietro la sua esibizione del Swan Lake?
«Tanto, tantissimo. Più di un anno tra l’idea del progetto e la realizzazione finale dell’act e per veder completata la coreografia che avevo in mente ho dovuto impegnarmi tanto. Tutto però è andato per il meglio, grazie anche alla fantastica costumista Brenda di Ponte.»
Cosa rappresenta per lei l’arte del burlesque?
«Mi ha cambiato la vita, il burlesque è una forma di arte che mi permette di esaltare e valorizzare la mia femminilità, dando sfogo e massima espressione alla mia creatività.»
“Satine”, come la protagonista del film Moulin Rouge diretto da Lurhmann. Quali caratteristiche ha in comune col personaggio?
«Ho amato questo film così come ho amato il personaggio e il mio nome è un tributo a questa opera d’arte. Mi sento molto vicina a Satine, una figura incredibilmente romantica, ma allo stesso tempo femminile, sexy e con uno spirito caparbio.»
Attrice, ballerina, scrittrice. Altri progetti in cantiere?
«Ho ancora un sogno da realizzare: vincere il BHOF, The Burlesque Hall of Fame, ma ho tempo, fino a che le mie gambe reggono. Nel frattempo mi godo sole e mare delle Canarie.»
Lei è impegnata anche nel sociale. Cosa rappresenta per lei la problematica della violenza sulle donne?
«Un tema delicato a cui ho voluto dare il mio contributo accettando di posare per un calendario: il ricavato è stato totalmente devoluto all’associazione “Ascoltami” contro la violenza sulle donne. Sostengo fermamente che la donna vada solo amata e spero davvero che ogni forma di abuso termini in questo mondo.»
Può in qualche modo il burlesque trovare un punto di contatto con l’attivismo sociale?
«Noi performer siamo anche persone che hanno vissuto particolari esperienze di vita e da cui abbiamo tratto insegnamenti. Trasformare dunque una forma d’arte in un messaggio positivo, civico e sociale è assolutamente possibile.»
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