Stazione Museo, per un giorno stazione dell’Arte
NAPOLI – Si è concluso il 28 ottobre a Napoli l’ultimo incontro delle “Stazioni dell’Arte”, un percorso guidato che esemplificava come, nella città partenopea, l’arte e la modernità della metro possano convivere armoniosamente.
L’incontro a cui abbiamo presenziato ha coinvolto la stazione di Museo, che fu la prima stazione dell’arte aperta nel 2001. Al suo interno sono state installate riproduzioni di opere contenute nel Museo Archeologico di Napoli, situato appena sopra la stazione in questione. La guida del nostro gruppo era la dottoressa Luisa Lepre.
Il nostro interessantissimo percorso è partito dall’atrio della stazione, dove alle ore 10:30 si è riunito un consistente gruppetto di circa 40 persone, posizionato a semicerchio intorno alla dottoressa Lepre, che ha cominciato il percorso partendo dall’imponente statua di Ercole Farnese che si trova nei pressi dei tornelli. Ovviamente quella esposta in stazione è una copia in marmo realizzata dagli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli: l’opera originale è stata rinvenuta nel 1546 presso le Terme di Caracalla, a Roma, ed è datata circa 380-300 a.C., nonché attribuita a Glycon Ateniese, il quale, come traspare anche da altre sue opere, è solito rappresentare i personaggi da lui scelti nei loro momenti più ‘umani’. L’Ercole venne ritrovato inizialmente senza gambe nel ’800 ed è stato sottoposto a un lavoro di restauro fino a quando, nel 1950, vennero rinvenute le gambe originali.
La seconda tappa è stata la Testa Carafa, attribuita a Donatello, la cui storia si può ricostruire grazie a una corrispondenza tra Diomede Carafa e Lorenzo il Magnifico. Il committente Alfonso d’Aragona, nel 1471 aveva pensato di porre una testa di cavallo come quella realizzata dal Gattamelata presso l’arcata del Castel Nuovo di Napoli. Dell’opera venne realizzata solo la testa, che venne custodita a Firenze, fino a quando Lorenzo de’ Medici non la fece recapitare al Carafa, che la annesse alla sua collezione. Su questa testa esistono molte credenze, tra cui quella che avrebbe guarito alcuni cavalli malati.
Successivamente ci siamo ritrovati ‘osservati’ dagli occhi delle statue provenienti dalla Villa dei Papiri di Ercolano, fotografate dall’artista partenopeo Mimmo Jodice. Le foto, realizzate negli anni ’80, hanno l’intento di ridare la parola al passato, ai nostri predecessori, e forse è per questo che l’autore ha scelto come soggetto opere sia di origine greca che romana. Il motivo del contatto è realizzato anche in “Anamnesi”, foto realizzate sempre da Jodice, e poste nel corridoio della stazione. Qui gli occhi sono messi in evidenza al fine di instaurare col passante un contatto visivo.
Giungiamo così al piano superiore della stazione, dove ad attenderci c’è una copia in bronzo del “Laocoonte”. L’originale venne ritrovato presso la Domus Aurea di Nerone, a Roma. Dunque è la volta della parte espositiva, inaugurata appena 10 anni fa: questa inizialmente doveva essere temporanea, ma per fortuna divenne poi permanente e fu arricchita con ritrovamenti emersi dagli scavi delle stazioni di Duomo, Municipio e Toledo. Tra i reperti esposti ce ne sono alcuni che riguardano i giochi isolimpici, ai quali partecipavano anche le donne, lastre marmoree ritrovate a Duomo, dove erano elencati i nomi e la provenienza dei partecipanti e i vincitori di questi giochi. L’ultima testimonianza ad attenderci è la “Nike”, originale, ritrovata durante i lavori di risanamento della chiesa di Sant’Agata degli Orefici.
Si è concluso così uno degli incontri più entusiasmanti che la città di Napoli possa offrire, dove si è riusciti a mettere insieme la storia della cultura partenopea e la sua modernità, ottenendo un originale insieme che caratterizza la bellezza della nostra città.
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