Sudan. La mutilazione genitale femminile sarà reato
KHARTUM – Presto in Sudan praticare mutilazioni genitali femminili sarà un reato, una speranza di libertà per le donne sudanesi da anni sottoposte a una pratica barbara e obsoleta, giustificata da motivi religiosi e culturali. Ad annunciare la storica decisione, pochi giorni fa, è stato il nuovo governo transitorio, nato lo scorso anno in seguito alla destituzione del dittatore Omar Hassan al-Bashir, dopo il colpo di stato eseguito dall’esercito sudanese, che ha assunto transitoriamente il controllo del Paese. Attualmente al governo del Sudan vi è un Consiglio Sovrano con a capo Abdel Fattah Abdelrahman Burhan.
Il nuovo governo ha dunque deciso di introdurre nel codice penale un nuovo articolo che prevede la reclusione fino a tre anni per chi pratica queste operazioni, sia fuori che all’interno degli ospedali, nonché una multa salata. Questo articolo è in linea con i nuovi dettami della dichiarazione costituzionale sui diritti e le libertà approvata lo scorso anno dal governo transitorio.
Si stima che in Sudan quasi nove donne su dieci siano state sottoposte a questa pratica, largamente diffusa in 27 paesi africani e in alcune zone dell’Asia e Medio Oriente. In molti paesi continua a essere svolta illegalmente, essendo ormai radicata nella cultura di questi popoli.
Le mutilazioni consistono nella rimozione totale o parziale degli attributi genitali femminili esterni, con gravi conseguenze psicologiche e fisiche per le bambine e donne sottoposte agli interventi. Le infezioni che ne derivano possono portare nei casi più gravi alla morte, ma anche dolore durante i rapporti sessuali e complicazioni durante il parto.
Le motivazioni alla base di questa pratica sono essenzialmente culturali, difatti la mutilazione è ritenuta necessaria per il pudore delle donna, requisito essenziale per essere socialmente accettata e per un futuro matrimonio. Le donne integre, non sottoposte a questa procedura, sono definite “qulfa” un termine che indica vergogna ed esclusione sociale.
La battaglia per i diritti delle donne però non è ancora finita, bisogna lavorare su un cambiamento culturale che sradichi la visione essenzialmente patriarcale che si ha sul corpo delle donne, presente in fin troppi paesi. Il Sudan si pone un obiettivo: l’eliminazione della pratica da gran parte del paese entro il 2030
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