Teatro. Al Trianon “è ancora viva” la sceneggiata di Merola
NAPOLI – Il Teatro Trianon è situato in un quartiere difficile come Forcella, è stato riaperto lo scorso novembre dopo un lungo periodo di chiusura dovuto alla mancanza di fondi. Con la direzione artistica di Nino D’angelo ha finalmente avviato la stagione teatrale, e mercoledì 4 gennaio, resterà fino a domenica 8, ha portato in scena lo spettacolo “Zappatore”, opera riallestita a distanza di oltre 40 anni per omaggiare Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana. Ma a interpretare il ruolo del contadino Francesco questa volta c’è il figlio d’arte Francesco Merola.
Per l’occasione abbiamo rivolto le nostre domande al direttore artistico Nino D’angelo e al protagonista principale dell’opera, Francesco Merola.
Nino D’angelo, quanto è felice della riapertura del Trianon?
«E’ stata una soddisfazione enorme quando ho riaperto le porte di questo teatro. La riapertura nasce con delle difficoltà che piano piano vanno sbiadendo, tante difficoltà. Il Trianon è del popolo, e questo in futuro servirà per ridare voce a una nuova speranza, ai giovani e di riacquisire soprattutto la cultura».
Che criteri di selezione ha usato per scegliere le compagnie?
«Abbiamo iniziato un po’ tardino, però siamo riusciti a fare un cartellone che ammicca al genere popolare.»
Anche i prezzi sono popolari?
«Quest’anno si è fatto il possibile per contenere i prezzi dei biglietti, anche perché ci sono tante compagnie, ma nel prossimo anno proveremo a ridurre i prezzi, perché questo è un teatro popolare che guarda bene alle tasche della gente, nel senso che devono risparmiare».
Perché ha scelto lo spettacolo “Zappatore”?
«E’ un omaggio che ho voluto per Mario Merola, perché reputo Merola un grande artista, e credo che il teatro si debba sempre ricordare di Merola».
Cosa serve per diventare direttore artistico di un teatro come il Trianon?
«Serietà, passione e saper affrontare i problemi».
Francesco Merola, è difficile per lei portare in scena “Zappatore”?
«Io sto facendo il massimo veramente, per me era una missione impossibile. Io ho studiato, adesso posso partire per questo viaggio. Non voglio fare papà, voglio ricordare papà e lo farò e nessuno mi fermerà. Per me ricordare papà già è bello, sì tutti lo vogliono omaggiare, però è un’altra cosa quando un figlio con lo stesso DNA riesce a trasmettere le stesse emozioni».
Cosa scoprirà lo spettatore assistendo a questo spettacolo?
«Riscopre che Merola è ancora vivo. Papà è vivo in queste sceneggiate, io ci metto il cuore che ci metteva lui; ho il suo mantello, quello proprio suo che mi batte sulla spalla; sento il suo cuore, è un’emozione indescrivibile e noi ogni sera diciamo al pubblico che la sceneggiata di papà è ancora viva. Deve vivere».
By Chiara Arciprete