Tecnologia e salute. Sonographer? No, arriva il robot
LEIPZIG – Presentata in data 7 dicembre, presso l’Euroecho di Leipzig, in Germania, la nuova apparecchiatura “Remedi”, in grado di eseguire ecografie cardiache a distanza, messa a punto dalla Medical University of Lublin, in Polonia. A farne le spese i futuri sonographer, molto diffusi nei paesi anglosassoni, ma ancora lontanissimi dalla loro istituzione in Italia.
Quella che sembrava una via d’uscita per molti laureati in Tecniche di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare, appare oggi una soluzione particolarmente difficile e ancora più remota. A nulla servirebbe infatti frequentare un Master in Tecniche di Ecocardiografia, sborsare qualche migliaio di euro o frequentare per almeno due anni un laboratorio di diagnostica cardiovascolare; o peggio ancora, proporsi come braccio destro del cardiologo o invato speciale in condizioni territoriali particolarmente avverse. Ancora più inutili potranno apparire le recenti audizioni dei delegati SIEC (Società Italiana di Ecocardiografia) alla Camera dei Deputati, sulla necessità di istituire in molti laboratori di ecografia cardiaca la figura, tanto snobbata, del sonographer. Perché ora, al posto dei cosiddetti tecnici di ecografia cardiaca, ci sarà un robot: Remedi infatti é un sistema robotico progettato per realizzare processi di tele-ecocardiografia in territori non facilmente raggiungibili da personale medico. Con questo sistema sarà possibile realizzare cure di successo grazie a una diagnosi tempestiva e precoce.
I servizi medici effettuati a distanza stanno emergendo sempre di più, seppur le soluzioni attuali sono limitate a teleconferenza e piccoli consulti. Remedi é un robot in grado di eseguire un esame ecografico completo. É un dispositivo mobile, collocato in un ospedale, dotato di un manipolatore leggero e intrinsecamente sicuro, con una testa a ultrasuoni e un’interfaccia remota, collocata nella posizione del medico. L’intero sistema rappresenta la più logica articolazione della figura del songrapher che ancora manca in Italia e che sembra giá tracciare un percorso nuovo, ovvero la tecnologia in campo per minare il corretto ingresso nel mondo lavorativo di chi ha intrapreso o intendere intraprendere il percorso formativo del Tecnico di Ecocardiografia, facendo disperdere una risorsa irrinunciabile per la qualità dell’ecocardiografia nel nostro Paese e determinando quel fenomeno tipicamente italiano della presenza, in molti ospedali, di apparecchiature costosissime con ridottissimo, e in certi casi assente, personale dedicato.
Alla luce di tutto questo, sembra essere ancora più necessaria una partecipazione attiva del sonographer dal punto di vista tecnico/manageriale nella progettazione e massa a punto di apparecchiature, iniziative e progetti che riguardano la diagnostica ecocardiografia, dove lo stesso non potrà che essere l’unico e indispensabile attore protagonista.
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