Terremoto in Nepal. Bilancio dei morti in continuo aumento
KATMANDU – Sono oltre 1.800 le persone uccise dal potente terremoto che ha colpito ieri il Nepal, distruggendo case e templi secolari, scatenando valanghe di neve e roccia sul monte Everest, dove almeno 18 persone sono rimaste sepolte vive in montagna e centinaia di turisti e guide sono ancora intrappolati nella neve e nel ghiaccio in attesa dei soccorritori.
“Siamo di fronte a una crisi tremenda ed è difficile fare un bilancio delle vittime e l’entità dei danni”, ha dichiarato Mohan Krishna Sapkota, funzionario del governo nepalese, ai microfoni del quotidiano britannico The Guardian, in merito a quello che è stato per il Nepal il terremoto più devastante degli ultimi 80 anni: solo in Nepal sono morte almeno 1.130 persone, alle quali se ne aggiungono altre nel nord dell’India, in Cina e in Bangladesh, ma data la portata della distruzione, il bilancio delle vittime è una stima per difetto.
Il terremoto, il cui epicentro è stato a circa 80 km a nord-ovest della Capitale, si è verificato pochi minuti prima di mezzogiorno partendo dalla valle di Kathmandu, attraversando la Capitale fino a diffondersi a nord verso Tibet e Himalaya, e a ovest verso Lahore in Pakistan. Nelle ore seguenti la regione è stata colpita da una scossa di assestamento di magnitudo 6.6 e altre minori. Le nuvole di polvere che hanno accompagnato il crollo di pareti, torri e strade, hanno portato i residenti in preda al panico.
Il governo nepalese ha lanciato un urgente appello di aiuto straniero: l’India ha inviato aerei militari con attrezzature mediche e squadre di soccorso, mentre il Regno Unito ha inviato un team di 8 esperti umanitari, tra cui specialisti in risposta alle catastrofi e in ricerca e salvataggio.
Nell’ospedale principale di Kathmandu, volontari formano catene umane per spianare la strada alle ambulanze che portano i feriti, mentre in tutta la città i soccorritori raspano tra le macerie degli edifici distrutti, tra cui antichi templi indù in legno, in cerca di vittime o persone ancora vive.
Il terremoto rischia di mettere a dura prova le risorse di questo Paese, già vessato da terribili conflitti, malgoverno e povertà. Tra gli edifici distrutti ricordiamo la torre Dharahara, patrimonio Unesco, alta 60 metri e costruita nel 1832 per la regina del Nepal. La torre è stata una destinazione turistica molto popolare in questi anni e ogni fine settimana centinaia di persone pagavano per salire fino alla piattaforma panoramica all’ottavo piano. Ieri, tutto ciò che rimaneva dell’edificio, era una colonna danneggiata di soli 10 metri di altezza, e molti corpi sotto le rovine.
By Miriam Lanzetta