Unioni civili. Dall’Orto: “L’Italia é pronta. Il Governo no, a causa dell’ala teodem!”
NAPOLI – E’ stata presentata venerdì 13 novembre, nell’Antisala dei Baroni, il volume “Over the Rainbow City. Towards a new LGBT citizenship in Italy”, in cui sono riportati i risultati della ricerca, coordinata dal sociologo Fabio Corbisiero, durata tre anni. Attraverso la ricerca sono state intervistate oltre 300 persone omosessuali, 70 organizzazioni Lgbt e 10 sindaci delle città arcobaleno. Napoli al riguardo si attesta in cima alla classifica delle città del Sud Italia ‘più friendly’ verso le comunità omosessuali. A coordinare l’incontro Giovanni Dall’Orto, storico e giornalista impegnato nella lotta contro le discriminazioni delle persone omosessuali, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
Perché in Italia si discute tanto sulle unioni civili, senza tuttavia arrivare a una svolta?
«In Italia non riusciamo a trovare interlocutori nel governo nazionale, il Partito Democratico si è chiuso come una fortezza pensando che se fanno qualcosa a favore dei gay i cattolici se ne vanno e implodono come partito. Il Partito Democratico ha un problema di base al suo interno, l’ala teodem, un’ala teocratica di tradizione clericale che non è presente in nessun partito socialdemocratico del mondo. In Spagna e in Irlanda ci sono stati governi che hanno riconosciuto i matrimoni gay, ma nel nostro Paese Forza Italia è contraria, il Partito Democratico è contrario e noi non abbiamo un interlocutore con cui parlare, e allora questo avviene solo con la amministrazioni locali, se abbiamo un sindaco come De Magistris, tuttavia è a livello individuale, non a caso è stato eletto fuori dagli schemi dei partiti. Questo è il dramma del movimento gay italiano, non ha con chi parlare, ma la società è pronta, i matrimoni gay sono accettati dalla maggioranza delle persone».
Diritti dei gay. L’inviato USA, Randy Berry, visita il Vaticano per ‘trattare’ su temi come la violenza e le discriminazioni. Cosa ne pensa?
«Non ho letto la notizia, ma il titolo che lei mi legge mi fa pensare più a una lettura secondo un’ottica italiana, noi siamo abituati ai politici che chiedono il permesso al Papa prima di muoversi, di un fatto che magari avrà un altro significato, ad esempio un sondaggio sulle intenzioni del Vaticano rispetto alle prossime elezioni presidenziali americane, nelle quali uno dei favoriti è il cattolico conservatore Rubio. Le consultazioni si fanno anche con un avversario, come i russi, mentre non credo affatto che il presidente della più potente nazione del mondo abbia bisogno di chiedere permessi al Papa. Ai giornalisti italiani clericali piacerebbe farcelo credere, ma basterà ricordare che gli USA sono un Paese a maggioranza protestante e che anche Obama lo è.
Quel titolo, a mio parere, è solo la dimostrazione di quanto il giornalismo italiano sia diventato provinciale, anzi parrocchiale: è proprio il caso di dirlo. La situazione internazionale, dubito che Obama si occupi dei gay italiani e che voglia il parere del Papa su qualunque cosa.»