USA. Arma batteriologica sfugge al controllo, morte 4 scimmie e 1 uomo
TULANE – Le autorità dello Stato della Louisiana stanno indagando sul ritrovamento di un particolare tipo di batterio, altamente pericoloso, fuori da un laboratorio di ricerca nazionale. Lo ha riportato il quotidiano USA Today, secondo cui l’incidente si è verificato a novembre dello scorso anno al ”Centro di Ricerca Nazionale sui Primati” di Tulane, situato a circa 80 km dalla città di New Orléans. Il laboratorio stava lavorando all’elaborazione di un vaccino che avrebbe dovuto contrastare gli effetti di un eventuale contagio causato dall’agente patogeno denominato ”Burkholderia Pseudomallei”, che si ritrova principalmente nel Sud-Est Asiatico e nel Nord Australia. Il batterio mortale si trasmette dall’uomo all’animale per contatto, o più facilmente attraverso l’acqua infetta, ed è classificato tra i potenziali agenti che possono essere utilizzati in un eventuale un attacco bioterroristico: causa la Meliodosi, che si manifesta come un’infezione tubercolare in soggetti indeboliti da altri disturbi, ed ha una mortalità tra il 14 ed il 40% degli infettati.
Le Autorità hanno dichiarato che il batterio non è stato rilevato nello spazio appartenente al Centro di ricerca. Tuttavia, quattro scimmie cavie tenute all’aperto, ma rinchiuse in gabbie esterne, sono morte a seguito dell’infezione contratta. Due di loro, secondo USA Today, sono state abbattute.
Sembra che anche un ispettore federale, dopo aver visitato il Centro, si sia ammalato e poi deceduto. Ma si ipotizza al riguardo un contagio precedente, dovuto forse alle molteplici visite effettuate dall’uomo all’estero. Stando a quanto affermato dal Centro di ricerca, le scimmie si sarebbero ammalate a seguito di un trattamento subito nell’ospedale veterinario del complesso. Il direttore del centro, Andrew Lackner, ha dichiarato che sono stati esaminati 39 campioni di terra e 13 di acqua, e che tutti hanno dato esito negativo.
Secondo USA Today, i campioni esaminati non sono sufficienti per riscontrare l’effettiva presenza di un batterio tanto difficile da rilevare. Tuttavia alcuni responsabili sanitari ritengono necessario procedere con ulteriori analisi e investigazioni, al fine di evitare spiacevoli e indesiderati inconvenienti, i contagi. ”Il fatto che non si possa stabilire come questa diffusione abbia potuto interferire è davvero preoccupante”, ha affermato ad USA Today Richard Ebright, esperto di sicurezza biologica alla Rutgers University, nel New Jersey.