Viaggi. A Napoli la mostra fotografica di una straordinaria avventura in moto
NAPOLI – Da sabato 22 fino a lunedì 31 ottobre, dalle ore 17:00 alle 21:00, a San Gregorio Armeno presso la chiesa di San Gennaro all’Olmo, sarà possibile visitare la mostra fotografica raffigurante l’impresa compiuta da Alessandro Castellano, giovane partenopeo 27enne che, terminati gli studi, è partito per un viaggio itinerante in sella a una moto: dopo aver toccato ben 16 Paesi, è giunto in Australia. La mostra espone particolari istantanee scattate nei posti più suggestivi incontrati durante il viaggio.
La mostra fotografica, denominata “O’ver”, racconta in pochi ma emblematici scatti il viaggio che ha portato un neolaureato in Business e Management a inseguire il suo sogno: viaggiare per 2 anni a bordo della sua moto BMW, attraverso 16 diverse nazioni dislocate su 3 continenti, percorrendo 45.000 km e impiegando 2.768 litri di benzina, invece di lanciarsi nel mondo del lavoro da fresco laureato.
La mostra prevede anche la proiezione di un video che documenta alcuni passaggi divertenti, ma allo stesso tempo impervi, di questa straordinaria avventura. A fare da sottofondo alla mostra, le note di un eccelso violinista che accompagna i visitatori in questo viaggio attorno al mondo. Al riguardo, all’autore di questo fantastico viaggio abbiamo posto alcune domande.
Alessandro Castellano perché questa mostra?
«Ho sentito l’esigenza di mostrare a quanto più pubblico possibile ciò che ho visto, e data la natura straordinaria dell’esperienza non riesco a esprimerlo con le parole.»
Un’esperienza di ispirazione cinematografica: “I diari della motocicletta (Che Guevara)”; “Into The Wild”?
«In realtà la mia decisione è stata dettata dalla passione. Viaggi e moto per me rappresentano due delle cose che più amo, e da qui ho trovato la forza e la voglia di prendere questa strada molto radicale. Non nego che Che Guevara è stato una grandissima fonte di ispirazione, ma mi ritengo molto distante dal protagonista di “In to the wild”, dato che non ho assolutamente ripudiato quello che ho, ma ho solo cambiato i miei orizzonti.»
Come ha affrontato lo sforzo economico dell’impresa, con sponsor?
«Durante il percorso di studi, un po’ come tutti, ho cercato di lavorare e di sostenermi autonomamente. Una volta conseguita la laurea ho trovato un bel gruzzoletto da parte che mi è bastato almeno fino a un certo punto. Per quanto riguarda gli sponsor ho ricevuto alcuni regali, più che altro d’attrezzatura, ma non ho accetto alcun finanziamento a scopo pubblicitario per non snaturare la natura dell’impresa che ho compiuto.»
Che itinerario ha seguito?
«La cosa più logica da fare in un’esperienza del genere è farsi trasportare dagli eventi, e l’unica imposizione che tu possa fare a te stesso è quella di goderti il viaggio. L’obiettivo sin dal principio è stato quello di arrivare in Australia, per il semplice motivo che mi è sembrata la meta più distante in assoluto. Per arrivarci ho attraversato la Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Turchia, Iran, Pakistan, India, Nepal, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia, East-Timor e finalmente Australia.»
Che difficoltà ha incontrato?
«E’ stato un viaggio molto duro e in ogni posto in cui mi sono trovato portavo con me un kit di sopravvivenza ‘di parole’, imparando nella lingua locale tutto ciò che mi avrebbe aiutato. Ma i problemi sono sorti in Myanmar e Indonesia. In Myanmar ho avuto delle difficoltà con il visto, in quanto la mia moto di fabbricazione tedesca non è stata vista di buon occhio dal regime comunista vigente; mentre in Indonesia non mi è stato consentito di avere un visto adeguato alle mie esigenze, costringendomi a rinnovarlo di mese in mese.»
Cosa l’ha colpita di più in questo viaggio?
«Nel nord-est dell’India ho incontrato una donna sulla mia strada, la quale viveva come poteva, lontano dal villaggio dove era nata, ed esiliata a causa del figlio nato con il labbro leporino. Questa scena mi ha toccato profondamente nell’anima.»
Ha mai pensato di tornare a casa?
«Diciamo che è stata un’avventura che mi ha fatto credere in me stesso, preparandomi a ogni evenienza. Non credo però sia questa la mia dimensione, dato che ho anche altri sogni da realizzare. Non ho mai sentito mancanza di casa e non ho mai dato peso a quello che non ho avuto con me in questi due anni. Solo quando ti fermi in un punto e ripensi a ciò che hai fatto e a tutto ciò a cui hai rinunciato, ti rendi conto di quanto straordinaria sia stata la tua impresa.»
By Ernesto Gagliotta