Violenza sulle donne. Anche a Minturno, insieme per dire basta
MINTURNO – Il Comune di Minturno, in provincia di Latina, ha aderito alla “Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne”, dedicando le giornate del 25, 26 e 27 novembre a mostre, dibattiti e cortometraggi sul tema, al fine di prevenire e sensibilizzare sul fenomeno della violenza di genere.
Le giornate di sabato e lunedì, presenziate dall’Assessore regionale alle Politiche Sociali, dott.ssa Rita Visini, sono state rivolte agli alunni delle scuole medie di Minturno e Marina di Minturno, che hanno visitato la mostra fotografica di Nunzia Borrelli, allestita presso il Castello Ducale, e successivamente visionato il cortometraggio “Selfie”, selezionato al Visioni Corte International Short Film Festival, a cura di “Il Sogno di Ulisse”.
La mattinata è proseguita presso l’Aula consiliare dove i ragazzi, grazie agli interventi della dott.ssa Rita Martufi, Assistente Sociale; della prof.ssa Paola Di Biasio, scrittrice e poetessa; della dott.ssa Sissi Esposito, operatrice sanitaria; e della dott.ssa Franca Russo, psicologa, hanno partecipato a un dibattito sull’educazione alla parità di genere e sulla differenza di genere.
Domenica 26 invece, presso il Castello, in collaborazione con la compagnia teatrale “Gli Scapigliati” e l’associazione di promozione sociale Artikolate, si è svolto l’evento “A(n)ttiviolenza-la tavola di Ginevra” che ha raccolto gli interventi di Barbara Sartori, Ass. Terra Prena/Mov. Non Una di Meno; Gisella Calabrese, Ass. Voci nel Silenzio; Paola Villa, Ass. Salvamamme del Golfo; Carmela Cassetta, Consulta delle Donne Lazio; Leonarda Aceto, Ass. La Carrucola, “Centro Silvana Mangano”; e Monica Costa, Ass.ne Kairos. Durante il forum la compagnia de “Gli Scapigliati”, con la collaborazione de “Le Zillarole”, ha interpretato dei monologhi tratti da “Ferite a morte” di Serena Dandini.
Riguardo il tema della violenza di genere, Crudiezine ha incontrato Rita Martufi, assistente sociale del consultorio USL di Frosinone, per rivolgere qualche domanda.
C’è un forte sessismo in Italia?
«Sì. In Italia c’è ancora l’identificazione della donna come un oggetto di proprietà, fragile e da proteggere. La comunicazione deve cambiare perché la nostra società è stata costruita su stereotipi difficili da modificare, come l’attribuzione del colore rosa per le femmine e il celeste per il maschio. In Svezia, ad esempio, i giochi per bambini non hanno genere, cosi che sia i maschietti che le femminucce possono giocare con bambole o soldatini. Le stesse fiabe, che ci sono state raccontate, prevedevano sempre l’arrivo di un principe che salvasse la principessa, ma la domanda è: perché questa principessa non si può salvare da sola?».
Dove finisce un tentativo di approccio e dove inizia invece la molestia?
«La molestia è qualcosa di continuativo e non un singolo atteggiamento. Tutto è permesso quando c’è il consenso di entrambi e quando non c’è uno squilibrio dei ruoli. Ma non dobbiamo però cadere nell’errore di classificare le violenze, sono tutte sullo stesso piano e non hanno genere».
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